Gmelin, Hermann Ernst Gustav: Unterschied zwischen den Versionen

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Version vom 17. Juli 2018, 15:03 Uhr

Hermann Ernst Gustav Gmelin (8.8.1900 Wüstenroth – 7.11.1958 Kiel); Sohn des Pfarrers Ernst Gmelin (1865-1935) u. der Lydia geb. Bentel

Verf. Frank-Rutger Hausmann

Romanische Philologie

Studium Rom. Tübingen, München u. Heidelberg; 1926 Prom. (Leo Olschki) Heidelberg; 1926-28 Lektor f. Dt. Bologna; 14.7.1930 Habil. (Philipp August Becker) Leipzig; 1931 nb. ao. Prof. TH Danzig; 2.11.1935 LVtr.; 30.4.1936 o. Prof. Kiel; Kriegsdienst 1940-45 (LVtr. Wilhelm Giese); Rufablehnung Saarbrücken.

Personendarstellung bei den florentinschen Geschichtsschreibern der Renaissance, Heidelberg 1927 (Diss.); Das Prinzip der Imitatio in den romanischen Literaturen der Renaissance [Separatdr. aus RF 46, 83-360] (Habil.-Schr.); Französische Geistesform in Sainte-Beuve, Renan und Taine, Berlin 1934; Dantes Weltbild, Leipzig 1940 (Urach 1948); Die Epochen der französischen Literatur, Urach 1949; Die Göttliche Komödie, 6 Bde. [Übers. u. Komm.], Stuttgart 1949; Der französische Zyklenroman der Gegenwart 1900-1945, Heidelberg 1950.

„Conformandosi alle esigenze della carriera in Germania, il Gmelin si occupò anche di letteratura francese […]. Il suo lavoro di maggiore impegno però fu la sua traduzione della Divina Commedia con un copioso commento […]. A questo lavoro il Gmelin non giunse impreparato. Fin dal 1940 si era rivolto allo studio di Dante – seguendo un po‘ la tradizione tedesca di dare la preferenza, negli studi italianistici, all’Alighieri –, aveva dato un saggio della sua abilità di traduttore con le sue traduzioni di poesie italiane, ma soprattutto egli aveva già dato prova di una grande sicurezza di metodo nell’esplorazione dell’elemento tradizionale nella formazione poetica e nell’opera poetica con il suo studio sul principio dell’imitatio e la pratica imitativa nei poeti del Rinascimento dal Petrarca in poi, nei petrarchisti italiani e francesi […]. La traduzione della Divina Commedia del Gmelin può dirsi una delle migliori che esistano attualmente in lingua tedesca. Con grande finezza di gusto e sicurezza di giudizio il Gmelin ha saputo offrire un testo ugualmente lontano e da pedanterie arcaizzanti e dalla sciatteria di uno stile troppo parlato, in una lingua moderna, eppure riecheggiante la tonalità sostenuta della dizione goetheana, traduzione anche molto vicina al testo (spesso quasi linea per linea) e fedele malgrado qualque piccola svista. Grande opera di erudizione è il commento in tre poderosi volumi. Il suo pregio particolare e la sua originalità sono determinati dall’indirizzo anteriore degli studi fiologici del Gmelin, e stanno in ciò che egli si è curato particolarmente delle imitazioni dantesche, non contentandosi di raffronti approssimativi, ma comprovando effettive reminiscenze verbali; a maggiore profitto del lettore i rispettivi testi, da cui Dante attinse, sono riprodotti in extenso, il che è utilissimo, essendo questi testi nella maggioranza dei casi difficilmente accessibili“ (Elwert, 1959, 380).

W. Th. Elwert, „Hermann Gmelin”, Lettere italiane 11, 1959, 379-381; Vittorio Santoli, Studi danteschi 36, 1959, 277-278; Natalino Sapegno, GSLI 136, 1959, 681f.; Th. W. Elwert., NDB 6, 1964, 478; Jordan / Hofmann, Geschichte, 1969, 262-263; Beiträge u. Dokumente zur Geschichte der TH Danzig, 1904-1945, 1979, 135; Hausmann, „Deutsche Geisteswissenschaft”, 2007, 504, bes. 294; Hausmann, „Vom Strudel”, 2008, 796.